La vecchia kasbah

Questa kasbah, costruita nel 1540 da Mohamed ech-Sheikh, ha visto il suo destino ridotto in cenere dal terremoto e dal maremoto del 1960. In 15 secondi morirono diverse migliaia di persone, tutte sepolte sotto le macerie che oggi costituiscono ciò che resta dell’invincibile kasbah. Abitazioni, ristoranti, pozzi e una moschea dovevano riflettere la grandezza della città. I granai collettivi (dal nome arabo Agadir) erano numerosi e il recinto fortificato proteggeva dagli attacchi stranieri, soprattutto da parte dei portoghesi. Non è possibile costruire in questo sito per rispettare i morti sepolti. Solo i bastioni sono stati ricostruiti in modo identico (tranne che per il colore, che era ocra). La vista sulla città nuova e sul porto è eccezionale.

Sulle alture di Agadir, si può leggere un’iscrizione su una collina: è scritto Dio Patria Re. Sopra di essa si trova l’antica kasbah. Qui, più di 40 anni fa, era ancora una parte di Agadir, una città già aperta al turismo e in piena espansione. Questa kasbah, costruita nel 1540 da Mohamed ech-Sheikh, ha visto il suo destino ridotto in cenere dal terremoto e dal maremoto del 1960. In 15 secondi morirono diverse migliaia di persone, tutte sepolte sotto le macerie che oggi costituiscono ciò che resta dell’invincibile kasbah. La linea di faglia, ancora visibile in basso, è impressionante.

A volte le famiglie delle vittime vengono in pellegrinaggio per raccogliersi, pregare e porre una piccola pietra sul monumento ai morti.
In questo sito non è possibile costruire e gli scavi sono vietati per rispettare i morti sepolti. Solo i bastioni sono stati ricostruiti in modo identico (tranne che per il colore, che era ocra). La vista è eccezionale. Si possono vedere il porto dei pescatori, le spiagge, la città nuova, bianca e luminosa, nonché un’ampia zona desertica dove si trovavano gli edifici della vecchia Agadir, distrutti e poi rasi al suolo dopo il terremoto.
All’ingresso, un’iscrizione in olandese (temere il Dio e rispettare il Re) ricorda che nel XVIII secolo gli olandesi occuparono Agadir. Accompagnati da una guida, facciamo un “tour” del luogo dove case, ristoranti, pozzi e una moschea dovevano riflettere la grandezza della città.

La vita era tranquilla. I granai collettivi (dal nome arabo Agadir) erano numerosi e il recinto fortificato proteggeva dagli attacchi stranieri, soprattutto da parte dei portoghesi. È facile immaginare l’entità del disastro e l’agonia delle vittime che giacciono proprio sotto i vostri piedi. Un vero e proprio cimitero che domina la città nuova 236 metri più in basso.

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Come arrivare

Il modo più semplice per arrivarci è dirigersi a nord di Agadir lungo l’Avenue Mohamed V e prendere il bivio a destra all’uscita della città. Poi prendete la prima a sinistra (cartello kasbah) e salite sulla montagna. È meglio essere motorizzati o prendere un piccolo taxi.

Aurobindo Marg، Bengaluru 80000, Marocco

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